2.2 - Gli indicatori della gestione aziendale


Gli strumenti di controllo che abbiamo visto fino ad ora, per quanto utilissimi, rischiano di risultare complicati per i «non addetti ai lavori», cioè di dare troppe informazioni tutte insieme.

Per il neo-imprenditore, inesperto di concetti economico-aziendali, l’ideale sarebbe avere a disposizione qualcosa di più semplice ed immediato.

Per chiarirci le idee pensiamo al comportamento di un normale automobilista. Questi avrà, nella generalità dei casi, degli obiettivi definiti in termini quantitativi: ad esempio, percorrere i circa 350 km del tratto autostradale Firenze-Milano in 3 o 4 ore.

Durante il tragitto consulterà, ad intervalli più o meno brevi, gli indicatori a disposizione sul cruscotto della sua auto. Ciò gli permetterà di conoscere lo stato di salute del veicolo e, quindi, di avere la sicurezza di raggiungere la sua meta senza intoppi.

La logica del cruscotto dell’automobile è elementare, e consiste nel fornire quei pochi ed essenziali indicatori che mettono il guidatore in condizione di rendersi conto del buon funzionamento del mezzo: basta un colpo d’occhio per rendersi conto, ad esempio, se la benzina è sufficiente, se la temperatura dell’acqua è normale e così via.

È possibile creare un qualcosa di analogo per la nostra azienda? La risposta a questa domanda è positiva ed è rappresentata dal «tableau de bord» o «cruscotto direzionale».

► Il cruscotto direzionale è un insieme di rapporti o indici, che devono essere sempre tenuti sotto osservazione da parte dell’imprenditore.

Ma cosa sono gli indici?

► Un indice è un quoziente, o rapporto, del tipo A/B, dove A e B sono grandezze significative della gestione economica e finanziaria (es. utile netto/capitale proprio).

Vediamo ora di individuare gli indici più «importanti» per guidare la nostra azienda.

Il rendimento del capitale di rischio

Il rendimento del capitale di rischio (o ROE)1 è dato dal rapporto tra reddito netto di esercizio e capitale proprio (o netto):

reddito netto di esercizio
____________________________

capitale proprio

Questo indicatore ci dice, appunto, quanto ci rende ogni euro che investiamo nell’impresa.

Il ROE ci dà delle utili indicazioni:

• al momento della partenza (in cui dobbiamo decidere se investire o meno nell’impresa), perché ci permette di confrontare la redditività di questo investimento con quella di altri investimenti alternativi: se il ROE prevede ad esempio che questa attività renda il 2%, sarebbe meglio acquistare dei titoli che offrono il 4%;
• nel corso della gestione, perché ci dà modo di vedere se l’andamento aziendale segue un trend positivo o se c’è qualcosa che non va: è evidente, ad esempio, che se l’impresa ha avuto un ROE del 18% nei tre anni precedenti ed ora è scesa al 12%, c’è qualcosa che non va.


1 Dall’inglese Return on Equity, «rendimento del capitale proprio».

Il rendimento del capitale globalmente investito

Il rendimento del capitale globalmente investito (o ROI)1 dato dal rapporto tra reddito operativo (che è il risultato dell’attività propria dell’azienda) e capitale investito (totale attivo netto, cioè capitale proprio più capitale di terzi):

reddito operativo
___________________________

capitale investito

Il ROI misura l’efficienza della gestione caratteristica: anch’esso ci dice, in sostanza, quanto rende 1 euro investito nella nostra azienda.

Ma il ROI si differenzia dal ROE. Quest’ultimo, infatti, a denominatore del rapporto tiene conto soltanto degli investimenti finanziati con capitale di rischio (quello dell’imprenditore) e non anche di quelli finanziati con denaro preso a prestito. Inoltre, a nominatore, nel ROI si ha il reddito operativo,2 cioè un reddito a cui non sono stati ancora sottratti oneri finanziari, proventi straordinari e imposte.


1Dall’inglese Return on Investment, «rendimento dell’investimento».
2 Ricordiamo che il termine «reddito» è neutro e significa risultato: si parla di «utile» se il risultato è positivo e di «perdita» se il risultato è negativo.

Il rendimento delle vendite

Il rendimento delle vendite (o ROS)1 è dato dal rapporto tra reddito operativo e fatturato:

reddito operativo
________________________

fatturato

Il ROS misura il rendimento medio di ogni vendita: ci dice cioè, in termini percentuali, qual è mediamente il margine lordo di profitto sulle vendite. In sostanza ci dice quanto guadagniamo su ogni euro di prodotto che riusciamo a vendere.

Per questo può essere un indicatore molto importante dell’andamento aziendale. Il suo andamento deve essere attentamente valutato.


1Dall’inglese Return on Sales, «rendimento delle vendite».

La rotazione del capitale investito o «turnover aziendale»

La rotazione del capitale investito (detta anche «turnover del capitale») è data dal rapporto tra il fatturato ed il capitale investito:

fatturato
_______________________

capitale investito

Il turnover indica quante volte il capitale investito nell’impresa ritorna in forma liquida nel periodo di riferimento. Esso, quindi, ci dice se mediamente abbiamo una rotazione degli investimenti più o meno rapida: più alto sarà il risultato della frazione più saremo stati bravi a gestire le nostre vendite in relazione al capitale investito.

Ovviamente non si tratta solo di bravura: molto dipende anche dal tipo di attività che svolgiamo. Un turnover alto è tipico di imprese che vendono a bassi margini, come i grandi magazzini. Al contrario i negozi che vendono oggetti di lusso hanno un tasso di rotazione del capitale più modesto.

Il triangolo di «Du Pont»

Come si può notare dallo schema il ROI (reddito operativo/capitale investito) si ottiene moltiplicando il ROS (reddito operativo/fatturato) per il turnover di capitale (fatturato/capitale investito):

ROI = ROS x TURNOVER

Questo significa che la redditività di un’impresa dipende:

• sia dal margine sulle vendite (ROS, quanto guadagniamo su ogni prodotto o servizio venduto),
• sia dalla velocità di ritorno del capitale investito (quante vendite riusciamo a fare).

L’ideale, ovviamente, sarebbe riuscire ad accompagnare un buon margine sulle vendite (divario prezzi-costi, misurato dal ROS) ad un’alta rotazione delle vendite stesse (turnover).

Sono obiettivi, però, difficilmente conciliabili.

Ecco perché, di solito, l’imprenditore dovrà scegliere su cosa puntare:

• alti prezzi per un numero di prodotti venduti relativamente basso o, al contrario,
• molte vendite a prezzi contenuti.

La scelta dipenderà da molti fattori, primo fra tutti il comportamento dei concorrenti.

L’importante, comunque, è porsi un obiettivo in termini di ROI e cercare di raggiungerlo, combinando opportunamente le sue due componenti: il ROS ed il turnover, appunto.

Il grado di indebitamento

Un altro indicatore da tenere sotto controllo è rappresentato dal «grado di indebitamento» dell’azienda, dato dal rapporto tra capitale di terzi e capitale proprio (o netto):

capitale di terzi
__________________________

capitale proprio

Esso esprime cioè la proporzione tra capitali presi a prestito e capitali di proprietà dell’imprenditore.

Anche l’indebitamento, seppure indirettamente, influenza il nostro reddito finale. Per questo è importante avere a disposizione un indice che ci dica lo stato di salute finanziaria della nostra impresa.

Il costo del denaro

Il rapporto tra capitale di terzi (i debiti) e capitale proprio ci dice in che relazione stanno i nostri investimenti con quelli di terzi. Non ci dice, però, quanto ci costa il denaro preso a prestito. Per sapere questo ci serve un altro indice: il costo del denaro, più propriamente detto costo dell’indebitamento (o ROD).1  Esso misura il costo medio dei capitali presi a prestito ed è dato dal rapporto tra oneri finanziari 2 e capitale di terzi:

oneri finanziari
_______________________

capitale di terzi

Il ROD ci dice appunto quanto ci costa, mediamente, 1 euro preso a prestito.


1 Dall’inglese Return on Debts.
2Ricordiamo che gli «oneri finanziari» sono tutti gli oneri legati ad operazioni finanziarie con i terzi, cioè ad esempio gli interessi passivi o gli interessi sui mutui o prestiti bancari.

La formula della «leva finanziaria»

Tutte le grandezze viste sinora sono collegate da precise relazioni, secondo una formula detta della «leva finanziaria»:

ROE = ROI  + ROI - ROD x  capitale di terzi / capitale proprio

Senza addentrarci troppo in tecnicismi, questa formula dimostra che il ROE tende a crescere quanto più il ROI risulta maggiore del tasso medio di interesse sul capitale di terzi. Fino a che il ROI sarà maggiore del ROD, dunque, converrà – teoricamente – prendere denaro a prestito: in tal caso, infatti, si dice che «i mezzi di terzi lavorano per i mezzi propri».

In parole povere, conviene finanziare l’attività continuando a contrarre debiti (ammesso che ciò sia possibile) fintanto che il costo del denaro preso a prestito, cioè il tasso di interesse, è inferiore al rendimento che si può ottenere investendo tale denaro nell’impresa.

Facciamo un esempio:

• conviene prendere 1 euro a prestito, se ci costa 7 centesimi (ROD) e si investe in un’attività di impresa che rende 15 centesimi (ROI).
• non conviene prendere 1 euro a prestito, se ci costa 17 centesimi (ROD) e si investe in un’attività di impresa che rende 15 centesimi (ROI).

L’utile o la perdita di esercizio dipendono, infatti, sia da quanto rendono gli investimenti realizzati, sia dalla misura in cui tali investimenti sono finanziati con mezzi propri o di terzi.

Formule a parte, nella pratica non è così semplice: non si possono chiedere prestiti all’infinito. In ogni caso, aumentare le richieste di finanziamento comporta spesso un incremento non tollerabile del costo medio del denaro: più denaro si prende in prestito, più lo stesso verrà a costare (poiché crescono i rischi del finanziatore); c’è quindi un limite oltre il quale non è possibile spingersi.

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09/11/2015 - 12:38

Aggiornato il: 09/11/2015 - 12:38