4.3.1 - Le risultanze degli studi di settore


Gli studi di settore possono fornire numerose indicazioni sulle risultanze dell’attività economica o professionale dei singoli contribuenti.

Un primo livello di analisi è relativo alla coerenza economica del contribuente, determinata attraverso il confronto fra il valore di alcuni indici caratteristici dell’attività del contribuente stesso (margini di ricarico, rotazione del magazzino, incidenza dei costi del personale, ecc.).1

Le posizioni non coerenti possono essere utilizzate dall’Agenzia delle Entrate per selezionare i contribuenti da sottoporre ad ulteriori eventuali controlli.

Un secondo livello di analisi realizzato attraverso gli studi di settore è la verifica di congruità, che è volta a definire la stima dei ricavi o dei compensi presunti per ciascun contribuente, applicando i parametri economici della sua attività ad una complessa funzione statistica,2 caratteristica di ciascuno specifico cluster.

Il risultato della verifica di congruità è un numero che rappresenta l’ammontare dei ricavi o dei compensi che, sulla base dei dati economici riscontrati per ciascun contribuente, è ragionevole attendersi da lui.

Se i ricavi effettivamente conseguiti sono superiori al risultato dello studio di settore, il contribuente risulta congruo; se sono inferiori, egli risulta non congruo3 e l’Agenzia delle Entrate potrebbe, in presenza di alcune ulteriori condizioni, contestargli il mancato raggiungimento del volume di ricavi ritenuti congrui.

Un terzo livello di analisi, introdotto a partire dal 2006, è quello della cosiddetta normalità economica. Essa individua, per ciascun settore produttivo, alcuni indici detti INE (indicatori di normalità economica) per i quali la presenza di valori anomali può far pensare ad un’attività svolta in condizioni economiche «non normali».

Anche in questo caso, per ciascun INE viene individuato un intervallo all’interno del quale si collocano le attività svolte in condizioni di normalità economica: eventuali valori al di sopra del massimo o al di sotto del minimo fanno presumere che l’attività sia svolta in condizioni di non normalità e che dunque essa produca ricavi superiori a quelli ritenuti congrui.4
Alle risultanze degli studi di settore, infine, vengono applicati da alcuni anni a questa parte taluni correttivi, con il fine di tener conto di molteplici variabili, per produrre risultati più in linea possibile con l’effettiva realtà economica studiata.

 

I correttivi introdotti nel tempo sono di quattro tipi:
• rettifiche a specifici indicatori di normalità economica: è il caso dell’indice di durata delle scorte, che viene utilizzato per verificare che le rimanenze non vengano sottostimate al fine di ridurre l’utile;5
• correttivi congiunturali per specifiche attività economiche: riguardano i singoli settori in cui sono intervenute novità significative rispetto agli esercizi precedenti, soprattutto a causa di eventi congiunturali (ad esempio le rettifiche allo studio di settore per il trasporto merci su strada, in conseguenza dell’aumento del prezzo del petrolio);
• correttivi congiunturali per interi settori economici: a differenza dei precedenti si applicano a tutti i settori, sempre in conseguenza di eventi congiunturali (ad esempio la crisi economica degli ultimi anni, seppur con modalità differenti in relazione alla tipologia di attività esercitata);
• correttivi congiunturali individuali: si applicano ai singoli soggetti che, all’interno di ciascuna categoria di attività, hanno presentato conseguenze di particolare rilevanza a causa della crisi economica.


1 Con un intervallo compreso all’interno di due valori minimo e massimo, ritenuto coerente per il suo cluster di riferimento.
2 Funzione di regressione multipla.

3 A dire il vero il processo è un po’ più complesso. Al fine di graduare le diverse posizioni di non congruità, con la stessa funzione di regressione lineare con cui si determina il livello dei ricavi congrui, si determina anche un intervallo (detto «intervallo di confidenza») all’interno del quale è molto alta la probabilità che ricada il ricavo effettivo del contribuente. Di conseguenza le posizioni effettivamente verificate sono quelle per le quali i ricavi effettivi, oltre ad essere inferiori a quelli determinati tramite gli studi di settore, sono anche inferiori al limite minimo dell’intervallo di confidenza.
4 Determinati dalla funzione di regressione multipla. Di conseguenza, se un imprenditore o un professionista operano in condizioni di non normalità economica, il limite dei ricavi o dei compensi da raggiungere affinché essi siano considerati congrui è superiore al livello di congruità di altri operatori dello stesso cluster, che operino in condizioni di normalità.
5 In questo caso l’intervallo di normalità economica viene rettificato di anno in anno, per tener conto degli incrementi fisiologici delle rimanenze finali riconducibili a contrazioni delle vendite dovute alla crisi economica.

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09/11/2015 - 12:51

Aggiornato il: 09/11/2015 - 12:51