1.3.2 - Il Conto Economico riclassificato


Il conto economico da noi presentato in precedenza evidenzia solo il reddito, cioè il risultato, della gestione complessivamente svolta (utile o perdita di esercizio). Si parla appunto, in senso generale, di gestione «reddituale». Il conto economico riclassificato permette invece di distinguere, all’interno della gestione reddituale complessiva:

• il reddito della gestione ordinaria (o corrente);
• il reddito della gestione straordinaria.

► La gestione ordinaria (o corrente) comprende tutte le normali operazioni aziendali e si articola, a sua volta, in:
• gestione caratteristica, da cui derivano costi e ricavi relativi all’attività tipica dell’azienda (es. produzione di scarpe sportive);
• gestione accessorio-patrimoniale, che comporta costi e ricavi dovuti alle attività accessorie rispetto all’attività tipica (es. affitti attivi di immobili ad uso investimento);
• gestione finanziaria, volta al reperimento dei mezzi finanziari necessari all’attività d’impresa e all’impiego delle risorse eccedenti.1

► La gestione straordinaria comprende costi e ricavi che derivano da fenomeni di carattere episodico ed eccezionale, come ad esempio i furti, gli incendi, le vendite di «beni ammortizzabili» (cioè di beni che non sono stati acquisiti originariamente per essere venduti, come macchinari, impianti, ecc.), ad un prezzo diverso dal loro valore contabile.

È chiaro che è diverso ottenere un utile dalla gestione ordinaria o dalla gestione straordinaria: nel secondo caso è improbabile che l’utile si ripeta l’anno successivo!

Per questo è opportuno conoscere, distintamente:
• il reddito prodotto dalla gestione ordinaria e, in particolare:
quello prodotto dalla gestione caratteristica (il più importante, detto reddito operativo);
quello prodotto dalla gestione accessorio-patrimoniale;
quello prodotto dalla gestione finanziaria;
• il reddito prodotto dalla gestione straordinaria.

Non esiste uno schema di riclassificazione unico. In genere si utilizzano due modelli di riclassificazione:

• a valore aggiunto;
• a margine di contribuzione.

Di seguito proponiamo una riclassificazione del conto economico ottenuta utilizzando il primo modello. Esso evidenzia, appunto, un ulteriore risultato intermedio rispetto a quelli già menzionati: il valore aggiunto.

Il valore aggiunto viene calcolato come differenza tra il valore della produzione ottenuta nell’esercizio ed il costo dei fattori produttivi (materie prime e servizi) acquisiti all’esterno ed impiegati per ottenere quella produzione.

La sua determinazione consente di valutare quanto valore l’impresa, attraverso i propri processi produttivi, è riuscita ad aggiungere alle risorse comprate da altri soggetti.


1 Da essa dipendono gli oneri dovuti al governo dei mezzi monetari.

Schema di Conto Economico riclassificato

Conto economico riclassificato «a valore aggiunto»

Ricavi vendita prodotti

2370

 

 

 

Abbuoni e sconti passivi

-8

Resi su vendite

-20

=

Ricavi netti di vendita (produzione venduta)

2342

 

 

 

Rimanenze iniziali semilavorati

-100

+

Rimanenze finali semilavorati

130

Rimanenze iniziali prodotti finiti

-120

+

Rimanenze finali prodotti finiti

130

=

Produzione ottenuta nell’esercizio

2382

 

 

 

Consumi materie prime:

 

 

rimanenze iniziali materie prime                                                     -80

 

 

acquisti materie prime                                                                -1100

 

 

rimanenze finali materie prime                                                         60

 

 

sconti e abbuoni attivi                                                                         3

 

 

resi su acquisti                                                                                    5

 

 

Totale consumi materie prime

-1112

Spese generali (per prestazioni di servizi)

160

=

Valore aggiunto

1110

 

 

 

Costo del personale

-630

Quota fondo T.F.R.

-15

Ammortamenti

-155

Quota fondo svalutazione crediti

-10

Quota altri fondi

-5

=

Reddito operativo (della gestione caratteristica)

295

 

 

 

Reddito della gestione accessorio-patrimoniale:

 

 

Oneri diversi (di tipo accessorio e patrimoniale)                            -5

 

 

Proventi vari (di tipo accessorio e patrimoniale)                            25

 

 

Totale reddito della gestione accessorio-patrimoniale

20

 

 

 

Reddito della gestione finanziaria:

 

 

Oneri finanziari                                                                              -150

 

 

Proventi finanziari                                                                             20

 

 

Totale reddito della gestione finanziaria

-130

=

Reddito della gestione ordinaria

185

+

 

 

 

Reddito della gestione straordinaria:

 

 

Proventi straordinari                                                                         10

 

 

Costi straordinari                                                                               -5

 

 

Totale reddito della gestione straordinaria

5

=

Reddito al lordo delle imposte

190

Imposte sul reddito

-80

=

Utile di esercizio

110

 

Conto Economico «a margine di contribuzione»

Come accennato, il conto economico può essere «ristrutturato» anche in modo diverso: ad esempio «a margine di contribuzione».

Se torniamo un attimo indietro ci ricorderemo l’importanza di determinare il «punto di pareggio», la soglia critica di produzione e vendita da superare se vogliamo sperare di guadagnare qualcosa.

Per determinare questa soglia, abbiamo detto, è necessario distinguere i costi in fissi e variabili.

Ecco allora l’utilità di un conto economico come quello a margine di contribuzione, che non solo individui il reddito operativo – il quale resta comunque il fulcro di ogni conto economico riclassificato – ma che sappia anche separare i costi in relazione al loro grado di variabilità. Attraverso un tale conto economico, il calcolo del punto di pareggio sarà pressoché immediato.

Anche se estremamente utile, il conto economico a margine di contribuzione non è però di facile costruzione. E questo perché non è facile distinguere in modo esatto i costi variabili dai costi fissi. Occorre pertanto «arrangiarci», sempre ovviamente nei limiti della ragionevolezza.

A tal fine possiamo pensare di considerare fisse le seguenti voci di costo:

• salari e stipendi;
• ammortamenti;
• fitti, canoni, ecc.;
• spese generali e di amministrazione, pubblicità, formazione, ricerca e sviluppo, ecc.

Tutti i restanti costi li potremo considerare sostanzialmente variabili.

Si badi bene comunque: il conto economico a margine di contribuzione non è «migliore» del modello a valore aggiunto. Ogni modello offre informazioni per rispondere a domande diverse.

► Evidenziando il margine di contribuzione si punta l’indice sul «fatturato critico». A più riprese, abbiamo visto quanto sia importante per un aspirante imprenditore conoscere tale soglia.

► Evidenziando il valore aggiunto, invece, si pone in evidenza la differenza di valore che esiste, ad esempio, fra il «pane» e la «farina» con cui è fatto quel pane. Il pane infatti è prodotto con la farina, ma se è fatto bene ha un valore superiore a quello della farina. Quindi, quanto più valore riusciamo ad aggiungere alle materie – la farina – e ai servizi impiegati nella produzione, tanto più saremo meno in grado di «coprire» tutti gli altri costi che comunque la produzione comporta, e assicurarci un congruo profitto. Al contrario se il nostro pane vale poco più (o addirittura meno) della farina con cui è fatto, avremo difficoltà a coprire i costi di produzione.

Perciò ogni imprenditore deve conoscere bene anche quanto valore aggiunto è in grado di creare.

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09/11/2015 - 12:36

Aggiornato il: 09/11/2015 - 12:36