4.5 - Il rapporto con le banche


La prima cosa che viene in mente per reperire risorse finanziarie è chiedere un prestito ad una banca.1 Va detto subito che si tratta di una strada:

• non particolarmente economica, dato che gli interessi sono piuttosto elevati;
• non agevole, in quanto gli istituti di credito non concedono prestiti con troppa facilità.

Nell’attuale recessione economica, le banche stanno progressivamente riducendo prestiti e affidamenti alle imprese, e valutano con sempre maggiore attenzione le nuove richieste di finanziamento. Le imprese sono oggi vittima di una vera e propria stretta creditizia (il cosiddetto «credit crunch»), che rappresenta probabilmente l’aspetto più grave della crisi finanziaria globale.

Nonostante ciò, è importante capire come interagire al meglio con le banche e come instaurare con esse un rapporto di collaborazione proficuo per entrambe le parti.2


1  Le informazioni di questo paragrafo sono liberamente tratte dall’opuscolo «I rapporti con le banche», realizzato nell’ambito del Progetto «GreenLight» della Provincia di Treviso.
2  Ciò anche alla luce dell’accordo internazionale di vigilanza prudenziale sui requisiti patrimoniali delle banche, firmato a Basilea (meglio noto come «Basilea II»), entrato di fatto in vigore dal 1º gennaio 2008 e tuttora vigente.
A partire dagli anni novanta la gestione del credito da parte di numerose banche si è rivelata infatti poco prudente e ci si è accorti dei limiti del quadro normativo in base al quale valutare il rischio connesso ai prestiti concessi dalle banche alle imprese.

La logica di Basilea II – e quella del futuro accordo «Basilea III», che al momento in cui si scrive dovrebbe entrare in vigore entro il 1° gennaio 2019 – ruota intorno all’idea che le banche dei Paesi aderenti non debbano assumere rischi eccessivi e debbano tutelarsi dai rischi accantonando quote di capitale proporzionate al rischio assunto, valutato attraverso lo strumento del «rating» (valutazione).
Lo scopo dell’accordo è assicurare una maggiore stabilità del sistema bancario e di modificare il rapporto tra banca e impresa, fondandolo su fiducia reciproca ed informazioni reali, da aggiornarsi continuamente, vincolando il credito alla effettiva capacità di produrre reddito in prospettiva di una crescita futura e non solo degli obiettivi a breve termine.

Scegliere la banca

Una volta stabilito il finanziamento necessario per avviare e gestire l’impresa, occorre selezionare, tra i diversi istituti bancari, quello a cui rivolgersi per il prestito.

►Una prima scelta va fatta tra banche nazionali e banche locali.

Le prime hanno una copertura totale del territorio e sono istituti di grandi dimensioni che offrono ai propri clienti un’ampia gamma di servizi quali depositi, crediti, titoli, gestione del risparmio, home banking, ecc.
Le seconde, invece, operano solo in alcune regioni e sono di dimensioni più ridotte. Pur essendo nate come banche locali, oggi molte di esse hanno raggiunto dimensioni di livello nazionale, come per esempio le banche popolari e quelle di credito cooperativo.

Normalmente, se non si ha bisogno di servizi complessi, rivolgersi ad una banca locale comporta maggiori possibilità di successo: anche se le banche utilizzano criteri di giudizio molto simili, tuttavia con le banche a vocazione locale – in linea di massima più sensibili allo sviluppo del territorio – si può puntare su argomenti quali i vantaggi apportati dalla nuova azienda al contesto locale (creazione di nuova occupazione, ritorno d’immagine ecc.).

► Una seconda scelta riguarda la vicinanza o la distanza della banca con l’impresa.

Trovare un istituto di credito nei pressi della propria azienda facilita senz’altro i rapporti e consente contatti continui e costanti.

► Un ulteriore aspetto da considerare riguarda il numero di istituti a cui rivolgersi: niente, infatti, vieta di richiedere un prestito a più banche. In alcuni casi, se il finanziamento viene suddiviso e richiesto a più istituti, tale soluzione può essere conveniente per diversi motivi:

• il rischio per ciascuna banca diventa minore e quindi aumenta la probabilità di successo nell’ottenere il finanziamento;
• è possibile ottimizzare i finanziamenti sfruttando al meglio la diversificazione delle varie offerte;
• avere un rapporto esclusivo con una sola banca può rappresentare un elemento di rischio per l’impresa, la quale non potrebbe contare su un’alternativa immediata in caso di problemi.

Ottenere un finanziamento

Da sempre – e non solo in tempi di crisi come gli attuali – nel concedere prestiti e finanziamenti gli istituti bancari si tutelano contro il rischio che il debitore non paghi e, di conseguenza, contro la possibilità di perdere denaro. È per questo motivo che la banca richiede all’imprenditore delle garanzie, le quali variano a seconda della tipologia di finanziamento.

►La garanzia più importante richiesta in genere dalle banche è quella cosiddetta «reale», in cui il patrimonio del debitore (in beni mobili e immobili) è posto dalla legge a garanzia dei crediti.1

Un secondo tipo di garanzia molto richiesta, che rientra nei crediti di firma a cui abbiamo sopra accennato, è quella «personale», di cui la fidejussione rappresenta il caso più tipico.2

►In seconda battuta, il nuovo imprenditore viene valutato per il tipo di attività che intende avviare e per il profilo di rischio associato al progetto. Occorre provare la serietà della propria iniziativa e dimostrare – numeri alla mano – buone previsioni di gestione almeno per i primi tre anni di vita della nuova impresa: in altri termini è indispensabile presentare un business plan dettagliato e accurato, con i relativi bilanci preventivi di conto economico, stato patrimoniale e rendiconto finanziario.

► In terza battuta, le probabilità di ottenere un credito possono aumentare in modo significativo se l’impresa presenta anche i seguenti requisiti:

• vocazione all’internazionalizzazione, ovvero capacità di esportare e di presidiare i mercati esteri (in presenza di un’economia domestica stagnante, infatti, le potenzialità di sviluppo non possono che orientarsi oltre confine);
• capacità di aggregazione e di innovazione, anche attraverso le possibilità offerte dai consorzi export (che consentono di raggiungere le dimensioni aziendali necessarie per operare con successo sui mercati esteri) e dai nuovi «contratti di rete»,3 che permettono di ottimizzare competitività e capacità innovativa.

Ricordiamo che le banche sono aziende a tutti gli effetti e quindi sempre alla ricerca di buoni clienti. Se oltre alla richiesta di credito verranno avviati altri rapporti, quali il conto corrente dell’impresa, il conto personale dell’imprenditore e dei suoi eventuali collaboratori oppure la richiesta di assistenza per l’accesso alle opportunità agevolative, la banca potrà mostrarsi maggiormente disponibile anche a concedere crediti.


1  Nello specifico, le garanzie reali possono essere di due tipi: • il pegno, cioè il diritto che il creditore vanta su di un bene impegnato appunto dal debitore a garanzia del pagamento della somma ottenuta; • l’ipoteca, cioè il diritto che il creditore vanta su un bene immobile (ad esempio una casa, un ufficio o uno stabilimento) sempre a garanzia della restituzione del prestito accordato. Se alla scadenza del prestito il debitore non paga, la banca si appropria dei beni dati in pegno o ipotecati e, attraverso la loro vendita, rientra delle somme prestate.
2  Come sopra accennato la fidejussione è un atto con cui un soggetto terzo garantisce un creditore per un debitore. La banca, nel caso in cui il debitore non paghi, o non paghi del tutto, ha il diritto di chiedere il pagamento del debito al terzo fideiussore, ovvero al garante.
3  L’art. 3, comma 4-ter, della Legge n. 33/2009 prescrive che con il «contratto di rete» due o più imprese si obbligano a esercitare in comune una o più attività economiche rientranti nei rispettivi oggetti sociali allo scopo di accrescere la reciproca capacità innovativa e la competitività sul mercato. A differenza dei distretti, i contratti di rete rappresentano una forma stabile di aggregazione e non sono legati alla territorialità, in quanto le imprese che li costituiscono non sono soltanto quelle presenti in una determinata zona geografica.

I confidi

Da diversi anni sono soprattutto le imprese più piccole ad avere le più forti difficoltà di accesso al credito bancario. Per questo è sempre più importante la funzione dei Consorzi di Garanzia Collettiva dei Fidi (Confidi), che favoriscono l’accesso al credito delle micro, piccole e medie imprese attraverso un meccanismo mutualistico di garanzia.

I Confidi nascono come espressione delle Associazioni di categoria – con il sostegno concreto delle Camere di commercio – nei comparti dell’industria, del commercio, dell’artigianato e dell’agricoltura. Dal nuovo Accordo sul Capitale Basilea II, il ruolo svolto dai Confidi è diventato cruciale per assicurare una corretta classificazione dei clienti in base al grado di rischiosità e quindi del merito creditizio.

Mentre le banche delineano i modelli di rating basandosi soprattutto su parametri quantitativi (statistici e tendenziali), i Confidi si basano su parametri qualitativi, fornendo agli istituti di credito una serie di informazioni sull’azienda e sulla sua reputazione, nonché valutando le prospettive di sviluppo del territorio e del settore. Essi svolgono, quindi, una funzione di «ponte» tra le banche e le piccole e medie imprese.

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09/11/2015 - 12:24

Aggiornato il: 09/11/2015 - 12:24