4.1 - Il capitale per l'avvio d'impresa


La nostra azienda, nei suoi primi tempi di vita, non sarà finanziariamente autonoma. All’inizio dovremo acquistare, ad esempio, degli impianti: e questo significherà anticipare grosse somme. Dovremo acquistare inoltre materie prime, merci, materiali vari: anche per questo servirà del denaro.

In questi primi tempi, la gestione non sarà in grado, da sola, di coprire con le sue entrate tutte queste uscite. Le vendite infatti si svilupperanno soltanto con il passare del tempo, in modo lento e graduale e, comunque, sempre successivamente al costo iniziale per costituire ed avviare l’azienda.

Queste semplici osservazioni bastano a far capire quanto sia importante stabilire:

  • quanti soldi ci servono per partire, ovvero quantificare il fabbisogno finanziario iniziale in rapporto agli investimenti che dobbiamo fare;
  • dove prendiamo i soldi, ovvero individuare le giuste fonti di finanziamento con le quali soddisfare tale fabbisogno.

Come raggiungere questo obiettivo? Chiariamoci un po’ le idee, senza la pretesa di diventare dei maghi della finanza.

Il primo passo, lo abbiamo accennato, sta nel capire quale sia il nostro fabbisogno finanziario.

Un’errata comprensione di esso, infatti, renderà necessario rinegoziare successivamente – e a condizioni spesso più onerose – le somme mancanti, falsando così tutte le nostre previsioni sia finanziarie che economiche.

Il fabbisogno finanziario è sostanzialmente di due tipi.

  • Il fabbisogno strutturale: riguarda quegli investimenti – impianti, immobili, automezzi, ecc. che concorrono a definire la struttura, ossia l’ossatura permanente dell’impresa. In proposito si parla anche di capitale fisso.
  • Il fabbisogno corrente: riguarda le attività di acquisto, produzione e vendita che dobbiamo svolgere quotidianamente. Esso deve coprire principalmente:

-   le scorte (di materie prime, semilavorati, prodotti…);
-   i crediti da concedere ai clienti;
-   un minimo di riserve liquide che ci permettano di affrontare eventuali difficoltà finanziarie.

È questo che si intende con il termine di capitale circolante o di esercizio.

Ogni impresa, dunque, ha bisogno di un fondo di capitale che le serve:

• per creare e alimentare la sua struttura permanente (gestione strutturale);
• per avviare e alimentare le sue attività operative (gestione corrente).

L’ammontare di tale fondo è sostanzialmente legato alle dimensioni aziendali ed è soggetto a variazioni periodiche, in rapporto al volume delle operazioni di acquisto, produzione e vendita quotidianamente svolte.

I problemi finanziari nella fase di avvio dell'impresa

Nelle prime fasi di vita la situazione finanziaria dell’impresa presenta solitamente le seguenti caratteristiche:

• il fatturato tende a crescere, ma troppo lentamente per coprire in breve tempo i costi iniziali;
• gli investimenti in capitale fisso sono inizialmente piuttosto elevati (soprattutto per quanto riguarda le immobilizzazioni materiali: impianti, attrezzature ecc.),1 anche se tendono a diminuire nel tempo;
• gli investimenti in capitale circolante risultano anch’essi, in genere, consistenti: in fase di avvio è spesso necessario, infatti, concedere notevoli dilazioni di pagamento ed avere liquidità sufficiente per far fronte ad ogni necessità;2
• la capacità di autofinanziamento è in genere limitata, tanto più se l’impresa è costretta, per ragioni competitive, a praticare prezzi inferiori a quelli medi dei concorrenti.

Anche i costi di produzione sono alti, perché influenzati negativamente dai limitati volumi produttivi. Tutto ciò determina una situazione di rilevante fabbisogno finanziario, tanto più elevato quanto maggiore è il tasso di sviluppo del fatturato.

L’inizio è sempre in salita

Abbiamo detto che ogni nuova impresa parte quasi sempre in perdita, e comincia a guadagnare solo a partire da un determinato momento (detto «break-even point» o punto di pareggio gestionale).3

In termini tecnici, il modello di sviluppo finanziario di una nuova impresa presenta i seguenti caratteri fondamentali:

• flussi di cassa annuali negativi fino al momento di avvio della produzione;
• flusso di cassa cumulativo4negativo fino alla fase di consolidamento dell’attività;
• progressiva crescita della dipendenza da risorse finanziarie esterne 5per un periodo piuttosto lungo (4/5 anni);
• raggiungimento della capacità di rimborso dei finanziamenti in una fase ancor più ritardata.6

Tale situazione è schematizzata nella tavola seguente.


1  Esistono inoltre le immobilizzazioni immateriali (marchi e brevetti, costi di ricerca e sviluppo ecc.), costituite da beni non tangibili che hanno un’utilità pluriennale.
2  In alcuni tipi di attività (soprattutto commerciali e manifatturiere) è inoltre opportuno assicurarsi una disponibilità di magazzino che consenta di soddisfare in breve tempo le richieste dei clienti.
3  Il break-even point o «punto di pareggio» rappresenta il quantitativo minimo di merci prodotte e vendute, al di sopra del quale l’impresa comincia a guadagnare (vedi diagramma cartesiano nel capitolo seguente).
4  Ricordiamo che il flusso di cassa è la differenza tra entrate e uscite monetarie registrate in un determinato periodo, di solito annuale. Se si considera invece un periodo pluriennale si parla di «flusso di cassa cumulativo», che rappresenta la somma dei flussi di cassa registrati annualmente (es. se ogni anno l’impresa guadagna 100 € il flusso di cassa cumulativo è di 100 € il primo anno, di 200 € il secondo, di 300 € il terzo e via discorrendo).
5  Credito bancario, finanziamenti agevolati, finanziamenti di terzi, ecc. Vedi paragrafo successivo.
6  Individuabile in funzione del tasso di incremento dei flussi di cassa annuali positivi, del tasso di sviluppo del capitale investito, del rapporto di indebitamento.

Mappa

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09/11/2015 - 11:40

Aggiornato il: 09/11/2015 - 11:40