3.5.4 - La veste giuridica


Un altro problema importante in fase di costituzione dell’azienda è rappresentato dagli aspetti legali.

L’impresa può essere strutturata giuridicamente in modi diversi. Nella scelta che dovremo fare è bene stare attenti: una struttura giuridica non adatta al tipo di attività che svolgiamo può compromettere il successo della nostra impresa.1

Cambiare veste giuridica è possibile, ma è costoso e comporta dei problemi, anche fiscali. Per questo è meglio essere previdenti e scegliere fin dall’inizio una forma giuridica adeguata non solo al presente, ma anche al futuro della nostra azienda.

Sono molte le variabili di cui tener conto nella scelta della forma giuridica da dare all’impresa. Ma il problema di fondo è comunque riassumibile in una domanda:

Da soli o in società?

La forma più semplice è quella dell’impresa individuale (che può configurarsi anche come «impresa familiare»). Se invece due o più persone si accordano per svolgere insieme un’attività economica siamo di fronte ad un’impresa collettiva, cioè a una società.


1Alcuni esempi: una cooperativa è più funzionale a un’attività di servizi sociali che a un’agenzia di pubblicità; una società in nome collettivo è più idonea a una piccola attività artigiana che a un grande outlet commerciale.

L'impresa individuale

L’impresa individuale è un’impresa che fa capo a un solo titolare. Chi promuove l’attività e ne è l’unico responsabile è l’imprenditore, il quale assolve le formalità richieste dalla legge «in nome proprio»: tutte le obbligazioni che nascono dall’attività fanno cioè capo alla sua persona, la quale rimane per i terzi (clienti, fornitori, collaboratori, finanziatori, fisco, ecc.) l’unico riferimento. In questa forma di conduzione il rischio d’impresa si estende a tutto il patrimonio personale dell’imprenditore.

L’impresa individuale può essere gestita anche con i propri familiari, secondo vari schemi giuridici (è anche possibile assumere dei familiari come dipendenti). Una possibilità interessante è quella dell’impresa familiare (art. 230 bis c.c.). In tal caso i familiari che lavorano nell’impresa non sono né dipendenti né soci dell’imprenditore, ma «collaboratori» (v. cap. 16, «Gli aspetti giuridici»).

Sul piano giuridico l’impresa familiare rimane un’impresa individuale in cui a far fronte alle obbligazioni verso i terzi è solo il titolare con il suo patrimonio.

Vantaggi dell’impresa individuale

In linea di massima, l’impresa individuale (detta impropriamente «ditta individuale») presenta i seguenti vantaggi:

• maggiore flessibilità e rapidità di decisione;
• minori costi ed oneri di tipo amministrativo e contabile.

È bene precisare, tuttavia, che mentre si può essere soci di diverse società non si può essere titolari di più di una ditta individuale.

Quindi, per esempio, chi decide di aggiungere ad un’attività artigiana (es. calzolaio) un’attività di commercio (es. vendita di scarpe) ed intenda esercitarle entrambe individualmente, non potrà avere due ditte individuali, ma si troverà ad avere un’unica impresa con due attività, con una serie di conseguenze sotto il profilo fiscale, contributivo ecc. che è sempre bene valutare attentamente prima di dare il via all’operazione.

La società

Se due o più persone si accordano per svolgere insieme un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili, abbiamo un’impresa collettiva, cioè una società (art. 2247 c.c.).

Ogni socio ha l’obbligo di «conferire beni o servizi»: deve cioè dare un contributo alla società sotto una o più delle seguenti forme:

• denaro contante;
• crediti;
• beni in natura (locali, attrezzature, ecc.)
• prestazioni di lavoro (per alcuni tipi di società).

In genere questo accordo risulta formalmente da un documento chiamato «atto costitutivo», integrato in certi casi da un altro documento – lo «statuto» – che detta le regole generali per il funzionamento della società e degli organi sociali.

Nel caso dell’impresa collettiva quindi occorre:

• la stipula di un «contratto di società» tra due o più persone per lo svolgimento di un’attività economica;
• l’effettivo esercizio comune dell’attività da parte di coloro che sono intervenuti all’accordo: tutti i soci cioè partecipano in qualche modo, direttamente o indirettamente, alla gestione (anche se questa è affidata a qualcuno in particolare, ciò avviene pur sempre per volontà di tutti i soci).

Vantaggi della società

Contrariamente a quanto accade per l’impresa individuale, la società consente di:

• condividere con altri il rischio e il peso delle scelte;
• acquisire capitali e lavoro necessari che, soprattutto all’inizio dell’attività, è difficile o rischioso reperire altrimenti.

Quando l’utile di gestione comincia ad essere significativo la società presenta anche vantaggi fiscali, consentendo la ripartizione del reddito in parti uguali tra i soci (cosiddetto abbattimento dell’aliquota: meno reddito imputato pro capite = meno imposte).


Optare per un’impresa individuale o collettiva, e scegliere in quest’ultimo caso un tipo di società piuttosto che un altro, non è una decisione da prendersi a cuor leggero: come sopra accennato, una forma giuridica sbagliata può pregiudicare il successo dell’iniziativa. Nel caso non si abbiano competenze dirette è opportuno ascoltare un professionista di fiducia; le nozioni che si sono date fin qui e quelle che seguono, relative ai diversi tipi di società, servono a poter «parlare» con il consulente, per non essere costretti ad affidarsi ad occhi chiusi.

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09/11/2015 - 11:33

Aggiornato il: 09/11/2015 - 11:33